Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 27 settembre 2025


L’ipocrisia del Vaticano di oggi

 

Attendite a fermento pharisaeorum, quod est hypocrisis (Lc 12, 1).

In ogni circostanza, con estrema precisione, la parola del Signore fa da discrimine nel distinguere e dividere la verità dalla menzogna, l’onestà dalla slealtà, la realtà dall’apparenza. Da questo punto di vista siamo inguaribilmente divisivi, poiché non sopportiamo l’ipocrisia e siamo incapaci di andare a braccetto con gli ipocriti; per far ciò dovremmo rinunciare sia alla fede che alla ragione. Non c’è bisogno di avere un dottorato in teologia (in quest’epoca, anzi, è meglio non averlo): bastano la retta ragione e una fede semplice e viva, cose di cui, purché lo voglia, può disporre chiunque, compresa la vecchina che sgrana il rosario e il campesino analfabeta dell’America Latina. Solo chi ha messo sordidi interessi al posto di Dio – nonché della propria stessa dignità – gioca con le parole esibendosi come pessimo attore nel teatrino ecclesiale postconciliare.

Necessarie precisazioni

Chiariamo subito che siamo arcistufi di polemiche sul Vaticano II e sui papi che lo hanno seguito: è un binario morto, seguendo il quale non si ottiene alcun vantaggio ai fini della conservazione della vera fede e si rischia invece di collocarsi fuori della Chiesa. Tali questioni, oltretutto, non sono di nostra competenza e, perciò, decidiamo una volta per tutte di astenercene, soprattutto dopo aver osservato l’esito rovinoso del percorso di quanti le hanno trattate. Il bene della Chiesa e delle anime non consiste nel far nascere innumerevoli aggregazioni scismatiche che rinchiudono i fedeli in veri e propri ghetti, mentre riducono la Tradizione ad appannaggio di gruppi ribelli e fanno apparire la Messa antica come la bandiera di separatisti fanatici avversi al progresso sociale ed ecclesiale: teniamo presente l’abilità del potere mediatico nel deformare la percezione di ciò che è buono.

Se con le persone deve sempre prevalere la carità, sul piano dei princìpi bisogna comunque esser chiari e fermi, non per qualche interesse particolare, ma per amore della verità e per il bene delle anime. Per questo può succedere che un sacerdote accolga con affabilità un gruppo di pellegrini lefebvriani che non hanno dove andare per la Messa, pur rimanendo convinto che sia stato un grave errore consacrare dei vescovi contro il volere del Papa e che i sacerdoti da loro ordinati non siano semplicemente irregolari, ma in oggettivo stato di scisma, pur essendo soggettivamente persuasi del contrario. Non è una questione di cavilli canonici, ma una ferita inferta al Corpo Mistico che può far piangere di dolore davanti al tabernacolo per la sorte di tanti chierici, religiosi e fedeli che, vivendo separati, rischiano una deriva di tipo settario e privano la Chiesa tutta del loro apporto.

Due pesi, due misure

Veniamo adesso, però, al riprovevole comportamento di chi ha potere in Vaticano. È opportuno rammentare che la Curia Romana non è un organo di diritto divino, bensì un’istituzione di diritto ecclesiastico che coadiuva il Sommo Pontefice nel governo della Chiesa universale; il suo operato, di conseguenza, merita l’ossequio dovuto a un’espressione del primato petrino, ma rimane soggetto al giudizio della retta ragione e della sana dottrina. Come non vogliamo diventare protestanti per una pretesa fedeltà alla verità regolata dal libero esame, così non siamo papolatri che si arrampicano sui vetri nel vano tentativo di giustificare tutto e il contrario di tutto, ma consideriamo fatti e parole con la massima onestà intellettuale di cui siamo capaci, senza voler compiacere nessuno: «Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei servo di Cristo» (Gal 1, 10).

Abbiamo dunque due modi d’agire opposti, vertenti sullo stesso oggetto ma riguardanti due diverse categorie di persone: il pellegrinaggio giubilare della Fraternità Sacerdotale San Pio X, regolarmente registrato, scompare dal sito vaticano all’ultimo momento, causando impreviste difficoltà a decine di sacerdoti e migliaia di fedeli che devono sormontare l’ostracismo della Chiesa accogliente, inclusiva e dialogante; il “giubileo” organizzato da un’associazione di sodomiti, invece, si svolge senza il minimo intoppo, anzi con il palese favore di numerosi prelati a tale inaudita e provocatoria esibizione. Questa ingiustificabile disparità di trattamento, unita all’udienza concessa da Prevost, con incredibile tempismo e la grancassa mediatica all’unisono, al gesuita araldo dello sdoganamento della perversione, dissolve ogni patetica illusione circa il pontificato delle correzioni senza strappi

In nome della carità e della giustizia

Si può discutere all’infinito sulla situazione giuridica della Fraternità, ma un fatto è innegabile: i suoi sacerdoti e vescovi non obbediscono alla legittima autorità ecclesiastica e operano al di fuori di qualsiasi quadro canonico. Per conservare la fede non si può rifiutare l’obbedienza in tutto, ma basta opporsi agli ordini illegittimi o contrari alla legge divina: nel primo caso si fa ricorso, nel secondo si è moralmente obbligati a disobbedire. Quanti esplicano un’attività pastorale in modo totalmente indipendente dall’autorità negano de facto l’apostolicità della Chiesa (che è una verità di fede) e, volenti o nolenti, si costituiscono come una sorta di Chiesa parallela. Benché singoli chierici e fedeli possano eventualmente trovarsi ancora in stato di grazia per via dell’errore invincibile, la condizione oggettiva della loro aggregazione è lo stato di scisma.

Detto questo, è comunque gravemente contrario alla carità e alla giustizia impedire loro di pregare nelle chiese e, al contempo, accogliervi a braccia aperte gruppi di persone che vivono stabilmente in peccato mortale (di un peccato, per giunta, fra i più ripugnanti) e non hanno la minima intenzione di pentirsene, anzi si presentano come organizzazioni che rivendicano un riconoscimento ecclesiale, a livello pratico e dottrinale, del loro riprovevole stato. Se poi il rifiuto di ammettere i lefebvriani da parte di chi è pronto a ospitare chiunque si richiama a ragioni canoniche, perché mai si cedono a scismatici orientali gli edifici consacrati al culto cattolico e vi si invitano eretici protestanti a predicare? Tale insanabile contraddizione si spiega unicamente o con la malafede o con disturbi mentali: ci dicano, di grazia, per quale delle due ipotesi dobbiamo propendere.

Conclusioni provvisorie

Come già accennato all’inizio, siamo inclini alla prima: l’ipocrisia di una banda di depravati che ha sì preso il potere in Vaticano, ma è inevitabilmente manovrata dalle società segrete con i ricatti e il denaro. I loro burattinai sono occultisti della peggiore specie che fecero di tutto per impedire una riconciliazione con monsignor Lefebvre e lo manipolarono con false informazioni per spingerlo sulla strada dello scisma. In questa luce tutto torna: ai tradizionalisti bisogna continuare a opporre motivi per restare separati, così da avere un nemico da esecrare per difendere le “riforme” conciliari, che rappresentano piuttosto l’invenzione di una nuova religione in totale discontinuità con quella di Cristo. È la stessa strategia dei sionisti: creare, finanziare e armare un nemico (prima il partito nazista, poi il movimento Hamas) che serva a giustificare le loro riprovevoli azioni.

Le menti che stanno dietro gli uni e gli altri sono le stesse: sono quei banchieri aschenazisti che prendono gli ordini dai demoni cui rendono culto. Essi odiano la Tradizione, poiché la Messa e l’Ufficio tradizionali fanno scappare gli spiriti immondi e sono una barriera alla loro avanzata. Se perciò amiamo davvero la Chiesa, rimaniamo al suo interno per mantenerne vivo il sacro patrimonio e perseverarvi sulla retta via, dalla quale nessun ipocrita potrà mai costringerci a deviare, purché coltiviamo una vita spirituale autentica, solida e intensa. Continuiamo a obbedire ai soli ordini legittimi, senza lasciarci incastrare in forme di controllo mentale e operativo che, col pretesto di difendere la Tradizione, incanalano e neutralizzano il dissenso, il quale non è altro che senso critico e indipendenza di giudizio, cioè le cose che il regime teme di più e sulle quali non ha il minimo potere.


sabato 20 settembre 2025


Vigila su te stesso

e rimani nella Chiesa

 

Dio non può ignorare la fatica, l’ascesi, la compunzione e l’austerità dei Santi, di quelli che sono morti e di quelli che vivono adesso, ma deve dire: «Risparmierò questa Chiesa a motivo di me stesso e di coloro che mi ci hanno servito e mi ci servono veramente». Soltanto vigiliamo su noi stessi, poiché Dio ha cura di questa Chiesa, divenuta luogo di riposo per i suoi servitori. Il Signore Gesù ha cura di voi, poiché ha detto: “Non vi lascerò orfani, verrò a voi (Gv 14, 18). Vigilate dunque su voi stessi in tutta umiltà e amor di Dio ed Egli vi benedirà e sarà vostra protezione e vostra guida (cf. san Barsanufio di Gaza, Lettere 187 e 577).

Come scuola filosofica il nominalismo, negando che i concetti universali (come essere, verità, bontà ecc.) abbiano una sussistenza reale, li considera meri nomi, cioè parole con cui il linguaggio indica le qualità comuni di più enti. Tale impostazione intellettuale ha avuto effetti catastrofici sul pensiero occidentale; da essa spuntò fra l’altro l’eresia di Lutero e deriva pure il formalismo contemporaneo, che ha perso il contatto con il reale per rinchiudersi nelle sue costruzioni mentali. Più sorprendente può sembrare che anche alcune correnti tradizionaliste abbiano contratto la medesima patologia, ma certe elucubrazioni con cui si cerca di sanare insanabili contraddizioni ne sono un sintomo evidente, malgrado il tomismo sventolato come inoppugnabile stendardo.

Nominalismo tradizionalista

Pensare come san Tommaso, in realtà, è ben altro che ripetere a pappagallo formulette e stereotipi scolastici. L’Aquinate inorridirebbe di fronte a certi discorsi con cui si tenta di negare l’evidenza con acrobazie contorte e conclusioni forzate; soprattutto smonterebbe impietosamente qualunque tentativo di legittimare la rottura della comunione gerarchica in nome della fedeltà alla Tradizione, la quale, invece, include tale comunione come elemento imprescindibile. Anche nel caso ipotetico (peraltro impossibile e comunque non verificabile) che ogni singolo membro della gerarchia avesse abbandonato la fede, nessun suddito sarebbe autorizzato a giudicarlo in foro esterno e a esonerarsi dall’obbedienza, dato che tale giudizio è riservato a un’istanza superiore.

Ben diverso è il giudizio emesso nel foro interno della coscienza, la quale, se è retta, non può certo prendere per vero ciò che è falso né approvare come buono ciò che è cattivo. A questo livello, ogni cattolico ha il diritto e il dovere di valutare se singole azioni o affermazioni di questo o quel prelato sono conformi o meno alla dottrina cattolica: la fede e la morale, infatti, non sono affatto opinioni, bensì certezze insegnate dal Magistero perenne, sulle quali va misurato tutto quanto si dice e si fa nella Chiesa. A ciò che lo contraddice in modo palese, è lecito e doveroso negare l’assenso della coscienza e l’obbedienza pratica, senza però per questo collocarsi fuori della comunione gerarchica sospendendo in tutto quella sottomissione che è fondata sulla nota dell’apostolicità.

D’altra parte, nessuno al mondo potrà mai forzare il santuario inviolabile della tua coscienza con l’esigere da te l’adesione a ciò che essa giudica falso o cattivo: un ordine illegittimo non obbliga, così come una legge iniqua non ha vigore. Se un comando è contrario alla legge divina, sei obbligato a disattenderlo; se è contrario alla legge ecclesiastica, puoi fare ricorso. Il problema si pone soprattutto per i chierici che, rilevando un conflitto tra la volontà di un superiore e il dettame della coscienza, hanno l’obbligo morale di seguire il secondo, anche a costo di persecuzioni; non è affatto vero, tuttavia, che l’unica via d’uscita, in casi come questo, sia il porsi in condizione di rottura: il diritto canonico, per quanto disatteso, va invocato a tutela dei deboli.

Nefaste conseguenze

Queste considerazioni denunciano implicitamente – se mai ce ne fosse bisogno – l’assurdità della decisione, per un sacerdote, di rompere la comunione gerarchica al fine di esercitare meglio il proprio ministero. Dato che la comunione gerarchica è un elemento essenziale del sacerdozio cattolico, senza il quale esso cessa di essere tale, un sacerdote che affermi di esserne voluto uscire per poter rimanere cattolico si pone in evidente contraddizione. Se, dopo la sospensione o la scomunica, egli continua ad esercitare il ministero, lo fa in modo illegittimo: la sua predicazione e le sue celebrazioni sono illecite, le sue assoluzioni invalide e sacrileghe (eccetto in pericolo di morte). Chi lo segue e sostiene pecca perciò in materia grave contro la disciplina ecclesiastica e l’unità della Chiesa.

Se poi la sospensione è stata deliberatamente provocata con una serie di mosse studiate a tavolino che hanno obbligato i superiori a comminarla, vien da porsi qualche domanda circa la rettitudine di tale modo di agire e sul probabile intento di ottenere dal pubblico una conferma che non poteva venire dal Cielo: è la solita storia, trita e ritrita, del sacerdote perseguitato, eroe della “tradizione” e vittima della gerarchia miscredente e corrotta, ma osannato dai circoli scismatici e ribelli. Sarebbe stato ben più salutare esaminare la propria vita interiore al fine di scoprire e sradicare difetti inavvertiti (come la vanità, il narcisismo e la sete di popolarità) su cui il diavolo e i suoi agenti soffiano con forza per la completa perdizione di un’anima.

Certe detestabili decisioni, che lacerano ulteriormente la Chiesa visibile e feriscono il cuore di Cristo, son frutto di una visione nominalistica della vita cristiana che la riduce a parole, discorsi, conferenze e dibattiti, con scarsa o nulla attenzione alle azioni concrete e alla pratica delle virtù, a cominciare dal preliminare rinnegamento di sé: «Se qualcuno vuol venire dietro di me…» (Mt 16, 24). Quanti sedicenti difensori della dottrina ignorano o dimenticano il punto di partenza, il Santo Vangelo!… e quanti fedeli si considerano buoni cattolici perché ascoltano questo o quel predicatore digitale, della cui vita reale non sanno niente e che non li incita affatto a una seria revisione della propria coscienza, ma li istiga all’astiosa ribellione, frutto di orgoglio e presunzione!

Risposta cattolica

Le tesi divulgate da quanti, in nome di una supposta fedeltà alla Tradizione, si separano dall’unità visibile della Chiesa Cattolica, dogmaticamente fondata sulla comunione gerarchica e sull’obbedienza legittima, suonano paradossalmente simili a quelle dei protestanti. Per questo le rigettiamo con tutto il vigore di cui siamo capaci, ricordando che non può essere araldo di sana dottrina chi, con somma leggerezza, avverte gli ascoltatori che d’ora in poi, seguendolo, rischiano di porsi fuori della Chiesa, come se fosse un’opzione del tutto lecita. Questa, per quanto mal guidata, è l’unica Chiesa fondata da Gesù Cristo e di cui Egli si prenda cura; perciò essa è e rimane, in qualsiasi circostanza, luogo di riposo per i Suoi veri servitori, purché vigilino costantemente su sé stessi.

Ricordiamoci della parola: «Colui che terrà fermo sino alla fine sarà salvato» (Mt 10, 22). Preghiamo il Signore notte e giorno di non esser separati dai Santi né in questo mondo né nell’altro. Dove ce ne andremmo? Che cosa troveremmo di meglio? Dove saremmo accolti? Non lasciamo la luce per ricercare le tenebre; non lasciamo la dolcezza del miele per l’amarezza del serpente (cf. san Barsanufio di Gaza, Lettera 187).


sabato 13 settembre 2025


Eclissi di Chiesa

 

Parlare di Chiesa eclissata non significa cedere a suggestioni sedevacantiste né a una delle tentazioni più pericolose, quella contro la fede e la speranza, quasi che non ci fidassimo più della promessa del Signore secondo cui le potenze del male non prevarranno mai contro la Sua Sposa (cf. Mt 16, 18). Tale espressione compare per la prima volta nel resoconto dell’apparizione della Madonna alla Salette (1846) che Mélanie Calvat compose ben trentatré anni dopo in maniera molto più estesa rispetto alla lettera inviata nel 1851 al beato Pio IX; quel testo fu poi inserito in un libro del 1904 che finì all’Indice ed è probabilmente una rielaborazione della veggente. Non vogliamo nemmeno lasciarci suggestionare da fenomeni astronomici del tutto normali che ricorrono di frequente.

Non possiamo fare a meno, tuttavia, di esser colpiti dalla stretta sequenza di fatti che hanno costellato la prima settimana del mese corrente e dalla singolare coincidenza con l’evento celeste che l’ha chiusa, soprattutto se pensiamo che la Chiesa, in quanto non brilla di luce propria ma la riceve da quel Sole eterno che è Cristo, è spesso paragonata dai Padri alla Luna. L’Amor che move ’l Sole e l’altre stelle può ben disporre impressionanti concomitanze per farci cogliere un Suo messaggio. Parlare di eclissi della Chiesa, del resto, non comporta affatto l’ammissione che i suoi nemici abbiano prevalso, bensì la costatazione che l’hanno soltanto momentaneamente oscurata, visto che l’eclissi è un fenomeno passeggero; così, anzi, si spiega la crisi attuale lasciandone intravedere la fine certissima.

Per quanto sia motivo di dolore, dunque, questa chiave di lettura ci apre alla fiduciosa attesa di una svolta non lontana. È vero che l’eclissi della Chiesa è cominciata sessant’anni fa; se però, come certi indizi ci fanno arguire, essa è prossima ad essere totale, bisogna dedurne che l’avvio del processo inverso non debba tardare. Benché sia banalmente dovuto alla rifrazione della luce solare attraverso l’atmosfera terrestre, il dettaglio della colorazione rossa, che Domenica 7 Settembre ha preceduto l’inizio del fenomeno, ci induce a pensare che alla graduale ripresa preluderà un purificatore bagno di sangue che purgherà la Chiesa militante dagli elementi corrotti quale premessa di un’efficace rinnovazione: i pervertiti che infestano la gerarchia vanno necessariamente eliminati.

Successione di fatti

Qual è dunque la sequenza degli eventi registrati nei giorni immediatamente precedenti all’eclissi della Luna rossa? Giovedì 4 Settembre papa Prevost riceve il presidente dello Stato terrorista che da ottant’anni insanguina il Medio Oriente, facendosi mettere nel sacco da un politicante che, grazie alla piaggeria della stampa di regime, riesce a far credere al mondo che il colloquio abbia riguardato la lotta all’antisemitismo, mentre – come la Santa Sede ha prontamente precisato – i due han parlato della situazione di Gaza, dove nientemeno che un cardinale resiste, con sacerdoti, religiose e fedeli, a un’aggressione di inaudita ferocia. Il Capo della Chiesa Cattolica, prima di accordare l’udienza, avrebbe dovuto pretendere, come precondizione, un immediato cessate-il-fuoco.

L’indomani di questa disgustosa manipolazione, che ha fatto passare il Papa per complice di nazisti giudei e umiliato in modo vergognoso la Chiesa intera, un’orda di sodomiti profana la Chiesa del Gesù in Roma tenendo una manifestazione propagandistica nel luogo che custodisce la tomba di sant’Ignazio di Loyola. Il giorno successivo, non paghi di ciò, dopo aver passato la Porta Santa di San Pietro (non è chiaro a quale scopo), ritornano là per una “Messa” presieduta dal vicepresidente della cei, che nei giorni precedenti si è profuso in dichiarazioni farneticanti volte a legittimare uno dei peccati più sordidi. Manco a dirlo, la stampa prezzolata innalza un entusiastico peana alla storica svolta avvenuta, a dir suo, nell’insegnamento della Chiesa.

Se questo non fosse bastato, la mattina stessa di Domenica scorsa il Papa canonizza un ragazzino, morto a quindici anni di leucemia, del quale si ignora che cosa lo abbia reso così santo da meritare gli onori degli altari. I suoi due migliori amici della scuola media frequentata in un istituto cattolico, anzi, non si erano neppure accorti, prima che iniziasse la campagna di propaganda seguita alla morte, che fosse religioso; essi hanno invece riferito l’abitudine di andare a casa sua (dov’era accudito da un dipendente straniero) per vedere filmetti sconci e volgari presi a noleggio. Quando, una volta, un professore pronunciò la parola latina vinculo con l’accento sbagliato, lo scolaro scoppiò a ridere in modo tanto sguaiato da farsi mandar fuori della classe.

A tali vistosi difetti si aggiunge la mancanza di segni evidenti di virtù esercitate in grado eroico, per le quali non basta certo qualche frase ad effetto o una mostra dedicata ai miracoli eucaristici. Inoltre un ruolo niente affatto secondario, nel processo riguardante il figlio, deve aver giocato il fatto che il padre diriga una compagnia di assicurazioni legata alla seconda banca di investimenti al mondo: col fiume di denaro affluito a un dicastero gestito da corrotti, è l’ombra dei Rothschild ad allungarsi sinistramente sul colossale affare, per non parlare di quella del defunto MacCarrick: il maggior promotore del culto del quindicenne, infatti, è uno dei suoi ex-segretari, a suo tempo messo al sicuro nella Curia Romana.

Screditare per oscurare

È ben noto che, negli ultimi decenni, le cause di beatificazione e canonizzazione sono diventate una barzelletta e il relativo dicastero si è trasformato in fabbrica di nuovi “santi”: un immenso business, come usa dire. A parte le gravi carenze nell’esame delle virtù, si è fortemente indebolita anche la serietà dell’accertamento dei presunti miracoli, che vanno certificati dall’autorità ecclesiastica col massimo rigore. Il caso addotto per l’ultima canonizzazione è del tutto privo dei requisiti richiesti, dato che la donna coinvolta si è salvata solo grazie a un intervento (mentre la guarigione, per poter esser dichiarata miracolosa, deve risultare immediata, inspiegabile, completa e definitiva). Tanta leggerezza e superficialità sarà pure produttiva dal punto di vista economico, ma è un ulteriore fattore di screditamento della Chiesa Cattolica.

L’impressione, sempre più forte, è che la Chiesa istituzionale si sia ormai oscurata assoggettandosi alla mafia finanziaria aschenazista, la quale è riuscita a farla apparire come complice delle atrocità perpetrate in Terra Santa, ha operato il rovesciamento della sua dottrina morale e la usa per far soldi propugnando modelli fasulli. Tutto ciò si ritorce contro di essa non solo per il gravissimo danno di immagine, ma anche per le conseguenze pratiche, che non tarderanno a manifestarsi: in diverse parti del mondo, l’odio contro il cristianesimo e i suoi ministri sta già montando visibilmente; esso potrebbe però rivelarsi il mezzo di cui la Provvidenza intende servirsi per mondare il clero e suscitare nuovi martiri (cioè veri Santi), che otterranno da Dio le grazie necessarie per la rinnovazione della Chiesa.

Conclusioni operative

Nel nome di Dio, non peggiorate l’eclissi della Chiesa con scelte di rottura che possono portarvi all’Inferno. Certo, è duro permanere in questo stato di putrefazione del corpo ecclesiale col suo insopportabile fetore, ma questo è il martirio bianco che, per il momento, il Signore vuole per noi, per prepararci forse a quello di sangue. Come che sia, questa è la modalità di santificazione che la Provvidenza ha stabilito per la nostra generazione; vuol dire che è la più efficace e vantaggiosa, a meno che non ci sottraiamo alle Sue perfettissime disposizioni per la superbia di chi vuol fare da sé. Con la grazia di Dio, invece, si sopporta qualunque cosa, scontando i peccati e acquistando grandi meriti per sé e per altri; restiamo dunque saldamente uniti alla Chiesa visibile ringraziandolo ogni giorno, con tutto il cuore, della Sua impagabile misericordia.


sabato 6 settembre 2025


Isnael delendum est


Percutiat te Dominus amentia et caecitate ac furore mentis (Dt 28, 28).

Come già spiegato a suo tempo, Isnaele non è un refuso, bensì il vero nome dell’entità politica che illegittimamente occupa la Terra Santa fin dal 1948: esso significa infatti odia Dio. Coloro che l’hanno voluta e cercano di perpetuarla, ostinandosi nel loro rifiuto di Gesù Cristo, hanno portato tale odio fino alle estreme conseguenze: i loro servizi segreti, dopo aver suscitato e armato un nemico per giustificare uno stato di guerra permanente, il 7 Ottobre 2023 gli hanno permesso di violare il confine più sorvegliato al mondo e di commettere un’orribile strage con la copertura dell’esercito regolare, che vi ha pure pesantemente contribuito. Questo pretesto ha dato il via al genocidio dei palestinesi di Gaza, giunto in questi giorni al culmine con l’assedio e l’ordine di evacuazione, il quale ha raggiunto anche i sacerdoti e le religiose, cattolici e ortodossi, che operano in quel territorio, ma si sono rifiutati di abbandonare i fedeli (tra cui bambini, anziani e disabili) di cui si prendono cura. Dobbiamo pregare intensamente per la protezione dei nostri fratelli che stanno sotto le bombe, ma anche per la fine di quella guerra insensata.

Il giudizio di Dio

Per non far prevalere i nostri sentimenti umani, però, facciamo parlare la Sacra Scrittura e ascoltiamo come il Signore stesso giudica la situazione. È proprio una frase della Torah: «Il Signore ti colpisca di demenza, cecità e delirio» (Dt 28, 28). Nella serie di terribili maledizioni che Mosè, a nome di Dio, scaglia contro il popolo d’Israele come effetto della sua infedeltà all’Alleanza divina – maledizioni che si sono più volte avverate nel corso della storia – questa si attaglia particolarmente bene a quanti oggi, a torto o a ragione, si considerano discendenti di Abramo, Isacco e Giacobbe: l’accecamento morale e il conseguente furore operativo contraddistinguono non soltanto i capi politici e militari di quello Stato criminale, ma pure tutti coloro che, là come in ogni parte del mondo, li appoggiano con la loro approvazione, il sostegno economico o la semplice ignavia di chi si astiene dal dire e fare ciò che potrebbe per fermare la carneficina che è in corso e, ora, sta coinvolgendo anche i cristiani. Se questa maledizione si è ancora una volta compiuta, presto si realizzeranno anche le altre, contenute nel capitolo 28 del Deuteronomio.

Uno Stato fondato sulla discriminazione e sull’ingiustizia, del resto, non può durare a lungo: prima o poi tutto si paga – e il prezzo è tanto più caro quanto più la pazienza divina ha indugiato. «Dio delle vendette è il Signore; il Dio delle vendette liberamente agisce. Innàlzati, tu che giudichi la terra: rendi ai superbi quel che si meritano» (Sal 93, 1-2). L’entità politica che, in base all’impostura sionista, si considera abusivamente erede delle antiche promesse si è votata all’autodistruzione: il male ricade infatti su chi lo commette; perciò invochiamo su di essa la maledizione del Cielo, in modo tale che sia annientata una volta per sempre e cessi di infliggere immani sofferenze a chi non ne ha colpa. Sulla popolazione, invece, invochiamo la grazia della conversione a Gesù Cristo: per quanto non ne sia degna a causa dell’ostinato rifiuto del vero Messia, tale grazia costituisce la sua unica possibilità di preservazione sia dalla rovina temporale che dal castigo eterno; essa rappresenta altresì l’unica via d’uscita dalla subdola schiavitù indotta dall’osservanza dei precetti rabbinici, che sono un vero e proprio sistema di controllo mentale e operativo.

La preghiera dei cristiani

Nessuno di noi, d’altra parte, ha meritato la grazia prima, quella che gli ha consentito di convertirsi e di cambiare vita; sappiamo bene che il Signore può concederla a chiunque, purché sia disposto ad accoglierla. Finché ciò non avviene, è del tutto lecito – come insegna san Tommaso d’Aquino – chiedere a Dio di colpire un empio in vista di un bene (per esempio, perché diventi migliore e smetta di nuocere ad altri). I testi della Missa contra paganos sono quanto mai illuminanti: propriamente pagani sono coloro che, nelle società segrete, rendono culto a Lucifero e hanno elaborato l’infame progetto sionista, causa dell’attuale genocidio. La Colletta supplica l’Onnipotente, nelle cui mani sono le potestà e i diritti di ogni regno sulla terra, di volgersi in aiuto dei cristiani affinché le genti pagane, che confidano nella propria ferocia, siano schiacciate dalla potenza della Sua destra. Questa non è una questione meramente politica: a chiunque abbia gli occhi aperti è ormai chiaro che si tratta di un momento cruciale nel millenario scontro tra la Chiesa di Cristo e la Sinagoga di Satana, tra il Regno di Dio e la tirannia del diavolo.

Per questo, immensamente riconoscenti dell’impagabile grazia di essere stati ammessi nel campo del vero Re e sotto il Suo stendardo, usiamo le armi che ci ha consegnato, la preghiera e la penitenza, con la fiducia insegnata da Gesù stesso nel Vangelo: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» (Lc 11, 9). Come consacrati a Maria, afferriamo la corona per affidare a Lei i nostri fratelli che soffrono in Terra Santa e rischiano di essere assassinati. Come membri del vero Israele, facciamo nostra, a nome loro, l’accorata supplica di Mardocheo (Est 13, 8-17). Con incrollabile fede ripetiamo le parole dei Salmi: «Sorgi! Perché dormi, Signore? Sorgi e non respingerci per sempre! Perché distogli il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e tribolazione? L’anima nostra è prostrata nella polvere, il nostro ventre è incollato a terra. Sorgi, Signore, aiutaci e liberaci per amore del tuo nome (Sal 43, 23-26). Tu salverai il popolo umile e abbasserai gli occhi dei superbi, poiché chi è Dio oltre a te, Signore? (cf. Sal 17, 28.32). Mio Dio, rendili come turbine e come paglia di fronte al vento (Sal 82, 14)».

Con queste disposizioni ispirate dalla Sacra Scrittura, recitiamo il Santo Rosario sapendo di avere in mano un’arma formidabile per ottenere grazie e arrestare il male. Chiediamo al Signore di riversare il Suo amore onnipotente e la Sua infinita tenerezza sui nostri fratelli che stanno soffrendo, sapendo che tutto ciò che Dio permette è per il bene di chi soffre, ma anche di quanti rischiano di dannarsi. Con questa fiducia, chiediamogli perciò di salvare tante anime grazie ai patimenti dei cristiani e degli altri uomini retti che in questo momento stanno lottando per sopravvivere; chiediamogli la grazia di trasformare quelle sofferenze in conversioni e benefici celesti, così che i loro aguzzini possano scoprire il Suo volto e, anziché incorrere nei Suoi terribili castighi per la propria durezza di cuore, si lascino riconciliare con Lui. Questo è il segreto dell’ammirabile fecondità della Croce, alla quale il Salvatore si degna di associare i Suoi servi fedeli per estendere nel mondo gli effetti della Redenzione e procurare loro un più alto grado di gloria in Paradiso. Il Signore ripagherà al centuplo le nostre suppliche, che al momento attuale sono l’unico modo in cui possiamo aiutarli, ma anche il più efficace.


Il vero scopo della guerra e l’ipocrisia di tutti gli attori coinvolti:

https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/trump-gaza-riviera

https://tg24.sky.it/mondo/2025/08/31/piano-usa-gaza-riviera

https://tg24.sky.it/mondo/2025/09/04/papa-leone-isaac-herzog-incontro


sabato 30 agosto 2025


Infiltrati



Guai a voi che chiamate male il bene e bene il male! (Is 5, 20).

Se qualcuno temeva di annoiarsi dopo la scomparsa di Bergoglio, deve decisamente ricredersi: tutto va avanti tranquillamente come da copione. A parte lo stile più dignitoso e i bei discorsi rassicuranti, gli atti del nuovo Papa non mostrano alcuna sostanziale discontinuità con l’azione del predecessore: le nomine episcopali, la Messa per il creato, l’illegale inserimento di un’altra donna al vertice del dicastero per i religiosi, il permesso accordato ai sodomiti di trasformare la basilica di San Pietro in palcoscenico per la loro propaganda, il favore espresso a un raduno di scismatici ed eretici che ha incluso psicopatiche mascherate da preti e vescovi, così come tante altre scelte più o meno visibili non ci lasciano alcuna illusione, da cui, peraltro, ci siamo ben guardati fin dal giorno dell’elezione. Neanche le allocuzioni giubilari rivolte a varie categorie di persone valgono a dissipare la fitta nebbia di quell’antropocentrismo che da sessant’anni impregna la Chiesa.

Basta prenderci in giro

A voler essere onesti, non è un semplice problema di tendenze o accentuazioni diverse che, in un artificioso gioco dialettico, oppongano conservatori e progressisti, come se la vita della Chiesa fosse assimilabile al dibattito politico: qui si tratta di un’altra religione che, in virtù di una pretesa nuova Pentecoste, ha sostituito il Sacrificio redentore – e la conseguente necessità di associarvisi con la conversione e la penitenza – con una confusa ideologia umanitaria che, negando di fatto il dogma del peccato originale, considera tutti gli uomini naturalmente buoni, ma bisognosi soltanto di essere istruiti con buone idee di tipo socioculturale. La tensione (peraltro apparente) è tra due visioni della stessa rivoluzione, la quale, facendo dell’uomo Dio, fa del libero esame e della volontà propria, al posto dell’obbedienza a Lui e a chi legittimamente Lo rappresenta, il criterio ultimo e definitivo di discernimento e di azione.

Il movimento ecumenico, nato nel 1925 ad opera di un luterano e prontamente condannato da Pio XI nell’enciclica Mortalium animos, partì proprio dall’idea che i cristiani dovessero metter da parte le divergenze dottrinali e unirsi nell’impegno a favore dei poveri e della pace. Tale idea, che rende superflua l’adesione alla verità rivelata e punta unicamente sull’attività umana avulsa dalla grazia, ha poi trionfato in casa cattolica dopo l’ultimo concilio e, nella lettera inviata da Prevost al convegno commemorativo di Stoccolma, è consacrata a chiare lettere. Smettiamola dunque, una buona volta, di prenderci in giro: i tradizionalisti entusiasti del nuovo pontificato non sanno forse leggere? o cosa sperano di ottenere dal presunto nuovo corso? una gabbietta un po’ più larga allo zoo? Chi ha invitato il presidente della cei a presiedere i Vespri solenni del pellegrinaggio di Ottobre non è al corrente del suo sfegatato appoggio allo sdoganamento della sodomia e alla legalizzazione dell’omicidio?

Un sospetto sta diventando sempre più una certezza: tante realtà e iniziative legate alla Tradizione sono strumenti di controllo e manipolazione di quella frangia che nella Chiesa non si rassegna ad abbandonare la vera religione per speciose ragioni di “unità” e “comunione”. Non è affatto una questione di mera sensibilità: è l’irriducibile volontà di rimanere cattolici a qualunque costo, per la salvezza propria e dell’umanità. Chi si lascia catalogare come tradizionalista e rinchiudere in una casella ideologica ha perso la battaglia in partenza; noi rivendichiamo invece il puro e semplice diritto di essere cattolici come lo sono stati i nostri padri e i Santi di ogni epoca. Lo sforzo di conciliare gli opposti è un tipico esercizio della gnosi hegeliana, che ci è del tutto aliena e che respingiamo con tutte le forze, quand’anche si presenti paludata di pizzi e avvolta da nubi di incenso; perciò non cediamo di un passo, in cambio di qualche nocciolina, a chi promuove l’indifferentismo e l’immoralità.

Esempi concreti

C’è chi, dopo aver inveito per anni contro Bergoglio, ci sta ora consegnando al successore come pecore avviate al macello, ma felici e giulive perché finalmente «la Chiesa sta ripartendo», così da farci ingoiare col sorriso cose che, prima, mai avremmo accettato. C’è il monsignore pugliese che da un decennio raduna preti per incantarli con vuote promesse d’azione, soffocando così ogni iniziativa efficace. C’è il professore di storia che, avventuratosi arditamente nel campo della teologia e della morale, influenza chierici e fedeli spacciandosi per paladino della Tradizione cattolica ma lavora per l’alta finanza aschenazista, come dimostra la vergognosa campagna propagandistica a favore di quegli intrugli che stan facendo migliaia di invalidi e di morti. C’è il sito dei fustigatori di costumi che non possono tacere e, al contempo, portano avanti una scandalosa apologia della sodomia. Si potrebbe continuare a lungo, ma non vogliamo fermarci ai singoli casi.

Un grande contenitore (da cui proviene il primo elemento citato, così come molti sacerdoti di stampo conservatore o tradizionalista) è il movimento dei liberati in comunione, che si è rivelato – e, nei giorni scorsi, confermato – emanazione della mafia finanziaria. L’idea che si sia pervertito per colpa di chi è succeduto al fondatore alla sua guida è probabilmente una manovra mirante a scagionare il secondo, che diede alla sua creatura un’impronta indelebile e il cui pensiero non è affatto cattolico, è bensì un’ideologia esistenzialista che in seno alla Chiesa, certo, ha arginato quella socialista, ma è solo – come già accennato – l’altra faccia della medesima medaglia. Il movimento, ad ogni modo, sostiene sfacciatamente quel criminale che, a colpi di decreto, ha rovinato la salute della popolazione italiana: esso rischia così di incorrere a sua volta nella maledizione pubblicamente scagliata contro di lui il 6 Gennaio 2022; i bene informati conoscono il suo attuale stato di salute.

Reazione degna di cattolici

San Tommaso insegna che è lecito chiedere a Dio la rovina temporale di qualcuno in vista di un bene (sub ratione boni; S. Th., II-II, q. 76, art.1, resp.), come la sua conversione o la protezione di altri; non pare però che, finora, il soggetto in questione abbia recepito la lezione, visto che, pur essendosi ritirato da ogni carica pubblica, continua a divulgare, almeno in quelle rare occasioni in cui ricompare come l’ombra di se stesso, le indicazioni dei banchieri per cui ha lavorato. A sua discolpa occorre osservare che non sono stati certo i gesuiti, dai quali ha studiato, a insegnargli la sana dottrina cattolica, ma all’appressarsi della morte bisogna pur decidersi a impararla, se si vuole evitare l’Inferno. Come ci ha spinto a pregare per la salvezza dell’anima di Bergoglio, la carità ci spinge a pregare anche per la salvezza della sua, dato che, per grazia di Dio, conosciamo il rischio spaventoso cui si espone chi si è messo a servizio del nemico.

Con le medesime disposizioni raccomandiamo alla misericordia del Signore tutti coloro che si sono incistati nell’ambiente della Tradizione per inquinarlo, dividerlo e renderlo inoffensivo. Un’ulteriore convergenza consiste nel loro assoluto silenzio circa il genocidio che è in corso a Gaza, silenzio che corrisponde a quello, inspiegabile (ma fino a che punto?), del supremo Pastore. Una vistosa eccezione è rappresentata dall’editore, già membro della setta neocatecumenale, che un bel giorno si è “scoperto” tradizionalista, come pure dalla dottoressa resasi famosa per l’opposizione ai “vaccini”: in questo caso, però, si tratta di un incondizionato appoggio allo Stato terrorista che occupa la Terra Santa, appoggio spinto fino a grottesche dichiarazioni miranti a giustificare a tutti i costi le atrocità che commette. Anche questi criptosionisti infiltrati rischiano di farsi maledire – per il loro bene eterno, ovviamente – a motivo della loro doppiezza; per ora, tuttavia, ci limitiamo a boicottarli.

 

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